L’importanza della relazione tra spazio ed educazione è ormai ampiamente presente nella letteratura pedagogica nazionale e internazionale. Se le architetture e il design delle scuole sono un riflesso della cultura dell’apprendimento e dell’insegnamento della comunità che le abita, a loro volta, gli spazi della scuola impattano sui comportamenti, la motivazione e gli apprendimenti degli studenti.

Il ripensamento degli ambienti dell’apprendimento, inoltre, non può prescindere da una prospettiva inclusiva a garanzia che la visione pedagogica che si sviluppa con e negli spazi sia rispettosa delle differenze individuali e sappia agire contro le disuguaglianze e le discriminazioni.

La scuola Turmatt di Stans, comune svizzero del Cantone Nivaldo, fa propria questa visione fondendola con il proprio concetto pedagogico, dove l’ambiente scolastico è un luogo in cui si lavora e si cresce insieme, nel rispetto dei ritmi di tutti e valorizzando le caratteristiche individuali.

Troviamo pertanto ambienti flessibili che permettono attività collaborative in gruppi di varie dimensioni, ma anche attività individuali, sia per studenti che per docenti. Uno spazio flessibile e plurale che consente più facilmente di assicurare a ognuno sia un’attenzione alle proprie specificità individuali che un senso di appartenenza a una progettualità comunitaria.

Tutto ciò è oggetto della pubblicazione: Quando lo spazio fa inclusione, di Stefania Chipa (Indire), Heidrun Demo (Libera Università di Bolzano), Giuseppe Moscato (Indire), nella rivista “L’integrazione scolastica e sociale”, Vol. 21, n. 2, maggio 2022, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento.

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Di Laura Coscia


(Foto archivio architetture scolastiche)

Lo spazio crea inclusione in un ambiente che consente movimento, confronto, collaborazione e autonomia: il caso della scuola Turmatt di Stans (Svizzera)

Tipologia: Articolo

Flessibilità
Inclusione