Si è conclusa da poco la quarta edizione di Fiera Didacta Italia 2021, l’evento fieristico organizzato da Firenze Fiera con la collaborazione di INDIRE, allo scopo di promuovere e favorire il dibattito tra gli attori del settore scuola e dell’istruzione su alcuni dei temi più discussi negli ultimi tempi.

L’evento fieristico è stato trasmesso in diretta streaming a causa dell’emergenza sanitaria e delle misure restrittive anti-contagio dovute alla pandemia. Dal 16 al 19 marzo sono andati in onda sul web più di 650 eventi fra seminari, convegni, webinar e workshop immersivi oltre a 16.000 ore formative erogate dai docenti.

Durante la cerimonia di apertura, arricchita anche dal saluto via streaming del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, sono intervenuti ospiti quali Vincenzo Zara in rappresentanza del Ministero dell’Università e Ricerca, Lorenzo Becattini presidente di Firenze Fiera, il presidente della regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco della città metropolitana di Firenze Dario Nardella che ha ricordato come la crisi abbia messo in evidenza una volta di più il valore dell’educazione e come sia necessario considerarla una straordinaria opportunità per innovare il campo della scuola e della formazione. Non poteva non mancare l’intervento del presidente di INDIRE Giovanni Biondi che ha sottolineato come a causa della pandemia, si sia accelerato il processo di innovazione nella scuola, introducendo in modo obbligato nuovi linguaggi: “È necessario costruire la scuola del futuro” ha detto, “una scuola che ancora non c’è. […] Per questo è importante ragionare in modo diverso sull’organizzazione degli spazi, sul tempo della scuola, sulle tecnologie e sulle metodologie”.

Uno degli eventi organizzati dal gruppo di ricerca INDIRE sulle architetture scolastiche in collaborazione con Firenze Fiera e moderato dal Dirigente di Ricerca di INDIRE Samuele Borri è stato trasmesso in data 17 marzo con l’intento di approfondire il tema sulla relazione fra architettura e pedagogia. Durante l’evento intitolato “Ambienti di apprendimento e nuove sfide fra pedagogia e architettura (Learning environments and new challenges between pedagogy and architecture)” sono intervenuti alcuni noti esperti internazionali che hanno illustrato al pubblico dei casi significativi di progettazione di nuovi spazi e architetture delle scuole. Gli esperti, che hanno parlato durante la diretta web, hanno più volte sottolineato l’importanza di dare vita ad ambienti funzionali scolastici partendo dalla progettualità didattica dei docenti e dalla visione educativa.

I quattro relatori invitati hanno portato al pubblico i seguenti temi:

Wesley Imms, University of Melbourne – Dalle parole ai fatti: alcuni risultati del progetto internazionale ILETC relativi all’uso di spazi innovativi da parte degli insegnanti / Moving from Rhetoric to Facts: Some Findings from the International ILETC Project Relevant to Teacher Use of Innovative Spaces.

Paula Cardellino, Universidad ORT Uruguay – Ripensare la progettazione delle scuole mettendo al centro l’apprendimento degli studenti: alcuni esempi pratici / Rethinking School Design to Focus on Student Learning: Some Practical Examples.

Prakash Nair, AIA, Founding President & CEO of Education Design International (EDI) – Progettare scuole nel nostro tempo / Design for Learning in the Creative Age.

Alberto Ferlenga, Rettore IUAV – Scuole, architettura, città. Prime considerazioni sui risultati della ricerca condotta all’interno del PRIN (Progetto di Interesse Nazionale) PROSA / Schools, Architecture, Cities. Some Considerations From the Research Project PRIN (Project of National Interest) PROSA

Il dottor Wesley Imms è professore associato presso la Melbourne Graduate School of Education, direttore del Learning Environments Applied Research Network (LEaRN) dell’Università di Melbourne e direttore di LEaRN@MGSE. Insegna in programmi di master e dottorato su materie che collegano curriculum e ambienti di apprendimento e conduce progetti di ricerca lavorando con singole scuole fino a interi sistemi educativi. È autore di circa 80 articoli accademici, rapporti di ricerca del governo e dell’industria e libri sull’uso e la valutazione degli ambienti di apprendimento. Attualmente è il principale supervisore di 10 tesi di dottorato sugli ambienti di apprendimento, che coinvolgono studenti di cinque paesi e quattro stati australiani.

Durante la diretta il professore ha parlato del progetto ILETC (Innovative Learning Spaces and Teacher Change), che ha lo scopo di trovare le strategie necessarie per aiutare i docenti a passare all’uso dei nuovi spazi innovativi nonché a raccogliere i dati che misurano l’impatto sull’apprendimento degli studenti che ne usufruiscono. Il progetto ha ricevuto un contributo significativo da parte di 17 partner industriali in 4 paesi, rendendolo multidisciplinare con input e ramificazioni globali.

Il progetto ha evidenziato che esiste una progressione lineare tra spazi e insegnamento/apprendimento: più lo spazio è adattabile, più frequentemente si rilevano risultati migliori nell’apprendimento; in molte circostanze analizzate si è constatato che i docenti insegnano “bene” e gli studenti imparano “meglio” negli ILE. Il progetto non ha cercato prove che lo spazio stesso abbia creato quei risultati, tuttavia, a causa di questa solida correlazione, è logico che gli ILE abbiano svolto un ruolo nel facilitare il raggiungimento di questi risultati positivi.

A conclusione dell’intervento sono stati elencati alcuni aspetti interessanti legati alle azioni che le scuole hanno iniziato a intraprendere dopo aver analizzato i dati raccolti dal progetto ILETC, come ad esempio passare ad una visione educativa disegnata sulla realtà vissuta dagli studenti che vivono quegli spazi, promuovere nuove iniziative volte a supportare gli insegnanti nella progettazione della didattica e, infine, iniziare processi di ripensamento degli spazi educativi rivisti anche in funzione dell’uso effettivo che gli studenti ne fanno.

La parola è poi passata alla dott.ssa Paula Cardellino, Senior Lecturer presso l’Universidad ORT Uruguay e Architetta esperta in Infrastrutture scolastiche. Negli ultimi 20 anni Paula è stata attivamente coinvolta nella progettazione, ricerca e miglioramento delle strutture delle scuole e attualmente lavora a stretto contatto con studenti, insegnanti, personale non docente e architetti per l’integrazione della visione educativa nei curricula di insegnamento, all’interno degli ambienti di apprendimento.

Durante il convegno la dott.ssa ha mostrato una serie di esempi di progettazione di edifici scolastici dimostrando come, attraverso soluzioni innovative e moderne di design, è possibile passare da un impianto degli spazi così detto tradizionale, ad uno più innovativo dove gli ambienti sono più funzionali perché maggiormente capaci di favorire la realizzazione di progetti didattici per l’apprendimento di tipo significativo. I nuovi spazi sono stati realizzati grazie alla collaborazione in team con altre professionalità.

Con un nuovo design architettonico, infatti, è stato possibile trasformare vecchi corridoi convenzionali in aree per l’apprendimento interconnesse e l’utilizzo di arredi e divisori insonorizzati ha consentito la creazione di isole che favoriscono il raccoglimento e la concentrazione.

Più volte l’esperta ha ricordato che il contributo di ogni membro della comunità scolastica, che si riunisce insieme per raccogliere le idee per la realizzazione di nuovi ambienti e spazi per l’apprendimento, è fondamentale e dà al team di esperti incaricato gli elementi su cui riflettere per tradurre quelle idee in soluzioni progettuali.

Ecco un semplice esempio di processo di raccolta delle idee della comunità e la relativa trasposizione di queste ultime in possibili soluzioni progettuali.

Idee e soluzioni di design

“Dovremmo aprire gli spazi e fare di più insegnamento in squadra”
Superare il concetto di classe per passare a lavorare in spazi di apprendimento

“Dovremmo avere spazi più vari (luoghi di dimensioni diverse, condivise) da utilizzare secondo le varie necessità”
Spazi luminosi e aperti con angoli e fessure

“Dovremmo avere più spazi di apprendimento all’aperto”
Consentire collegamenti fluidi tra aree esterne e spazi interni

“Dobbiamo progettare il cuore dello spazio per il nuovo prescolare”
Elaborare uno spazio “cuore” appositamente progettato

La dott.ssa Cardellino ha poi concluso il suo intervento facendo una sintesi dei punti più importanti del suo discorso, ricordando che il ripensamento degli spazi non può avvenire senza prendere in considerazione la didattica e che quindi queste due cose non possono in alcun modo essere scisse. Una scuola non è uno spazio statico, è invero una struttura che deve dimostrarsi sensibile e reattiva alle esigenze pedagogiche, capace di adattarsi ed evolversi nel tempo in base alle esigenze. L’ambiente di apprendimento da progettare deve essere abbastanza resiliente e versatile da permettere il suo utilizzo a tutti i discenti della scuola. Lo spazio in cui gli studenti imparano dovrebbe essere dunque il più flessibile possibile, fantasioso e dinamico in linea con un curriculum dello studente personalizzato e tutto questo è possibile se si parte da una valutazione collaborativa basata sulla ricerca.

Un altro ospite importante del convegno è stato l’architetto Prakash Nair, presidente e CEO di Education Design International (EDI); con più di 52 consulenze svolte nei paesi di sei continenti, è anche il destinatario di molti premi internazionali, tra cui l’A4LE MacConnell Award, il più alto riconoscimento a livello mondiale per il design scolastico. Autore di 3 libri importanti del settore in campo educativo, ha lavorato per 10 anni come Direttore delle operazioni per un programma di costruzione scolastica multimiliardaria per New York City, il più grande programma di costruzione scolastica del mondo.

Nella sua presentazione “Design for learning in the creative age”, Pakrash Nair ha spiegato come spesso e volentieri nelle scuole si assiste ancora ad un approccio didattico predeterminato da un tipo di design strutturale più adatto ad un modello industriale di produzione di massa, in pratica si potrebbe dire che l’“hardware della scuola” in certi casi limita fortemente il “software educativo” che deve essere realizzato. È importante trovare soluzioni architettoniche in grado di modificare edifici scolastici obsoleti e intervenire su questi edifici perché spesso riflettono un tipo di istruzione superata. Così, rimodellando le scuole, si otterrà anche l’opportunità di manifestare fisicamente nuove e più potenti filosofie di apprendimento.

L’intento di Pakrah Nair è stato quello di mostrare al pubblico i casi di studio più significativi di progettazione scolastica, riguardanti sia nuovi edifici che ristrutturazioni. Lo scopo è stato quello di fornire alcune idee immediatamente utilizzabili per trasformare gli ambienti scolastici in spazi funzionali flessibili capaci di adattarsi al tipo di didattica erogata dagli insegnanti.

Diversi sono stati i fattori che hanno influito nel concepire un nuovo modello di architettura scolastica, come per esempio i principi della teoria dell’autodeterminazione (che sostiene che le persone sono motivate a crescere e a cambiare per bisogni psicologici innati di: competenza, relazioni e autonomia), oppure le scoperte della quarta rivoluzione industriale che hanno portato grossi cambiamenti nella società. Il passaggio all’apprendimento significativo in campo educativo, centrato sullo studente piuttosto che sull’insegnante, ha portato a concepire un nuovo tipo di ambiente modellato proprio sulle sue esigenze. L’ambiente deve poter cambiare il suo aspetto, deve essere in grado di poter accogliere, deve essere sicuro e versatile, personalizzabile, in grado di supportare molteplici modalità di apprendimento; deve essere anche in grado di inviare messaggi positivi dove far crescere la propria identità e formare il proprio modo di fare e di agire.

È stato poi interessante l’affondo sul tema legato alle modalità di apprendimento e come esse possono essere praticate all’interno di uno spazio funzionale ben allestito con un determinato tipo di arredo progettato allo scopo.

Verso la fine del suo intervento Pakrah Nair ha illustrato diverse diapositive che mostravano la realizzazione di due laboratori innovativi funzionali per l’apprendimento. Partendo da una semplice zona di passaggio, è stato possibile dare vita ad un vero e proprio iLAB, all’interno della Horace Greeley High School – Chappaqua – New York, in grado di supportare molteplici modalità di apprendimento; oppure come è stato possibile trasformare un ambiente tradizionale adibito a laboratorio per computer in uno più moderno e funzionale che meglio si adatta ad accogliere metodologie didattiche differenti, anche per fruitori di età diverse (iLAB – Academy of the Holy Names – Tampa, Florida).

L’ultimo intervento è stato quello dell’architetto Alberto Ferlenga, rettore dell’Università Iuav di Venezia e professore ordinario di Progettazione Architettonica nella stessa Università. Fondatore dell’Associazione Villard, vincitore del Leone di Pietra della Biennale di Venezia nel 1984 e autore di numerose pubblicazioni, è stato anche redattore di alcune riviste del settore. Curatore di mostre per la Triennale di Milano, per la quale è stato Direttore del settore Architettura e Territorio, dal 2017 è coordinatore nazionale del PRIN Scuole da abitare.

Durante la presentazione, l’architetto ha spiegato come con il passare degli anni, la scuola italiana abbia perso sempre di più il ruolo di formatore dell’identità dell’individuo e, di conseguenza, si è persa sempre di più anche quell’importanza architettonica che questi edifici scolastici avevano acquisito, soprattutto durante gli anni dell’unificazione nazionale. 

In particolar modo, nel secondo dopoguerra, se si escludono alcuni esempi pregevoli, l’edilizia scolastica in Italia è andata via via perdendo qualità, sia per quanto riguarda gli aspetti architettonici che quelli urbanistici, per trasformarsi in una delle tante componenti di carattere istituzionale.

Oggi, buona parte degli edifici scolastici nel territorio nazionale risultano usurati, ma immersi in un contesto urbano in continuo sviluppo e cambiamento. In questa ottica di sviluppo delle città, con conseguente aumento di nuove necessità, nasce anche l’esigenza di ripensare come riutilizzare i vecchi edifici scolastici, ma anche come realizzarne di nuovi. Questo ripensamento, se attuato, è spesso portatore di qualità per le aree urbane e fa sì che l’edificio scolastico assuma un ruolo centrale, non separato dal contesto in cui si sviluppa, rendendosi per certi aspetti anche indispensabile alla vita del cittadino.

Su temi come: “scuola e identità dei luoghi”, “scuola e città”, “scuola e spazi interni”, “scuole e riuso”, sta lavorando il progetto di interesse nazionale (PRIN) PROSA con base presso l’Università Iuav di Venezia e condotto da una serie di università italiane in collaborazione con INDIRE.

Durante il suo intervento il professore ha descritto le tappe di questa ricerca, introducendo alcune riflessioni sulle caratteristiche auspicabili della progettazione futura dell’edificio scolastico: un nuovo ruolo urbano, una nuova qualità architettonica, una nuova sostenibilità. L’edificio scolastico rinnovato è capace di assumere nuove funzioni e nuove forme di utilizzo per la collettività che cambia, come già anticipava Clarence Perry all’inizio del secolo scorso (La scuola al centro del quartiere, 1914): “Il secondo e più specifico senso del ruolo di “centro sociale” lo assumono quelle scuole in cui, finite le lezioni quotidiane, subentra personale dipendente o volontario a svolgere varie attività, istituzionali o per il tempo libero. Si tratta di quanto già descritto in termini più ampi nell’organizzazione scolastica che svolge nuove funzioni. Il ruolo di “centro sociale” si colloca in quella cornice, e in entrambi i casi la scuola si rapporta strettamente al quartiere”.

L’evento si è concluso con approfondimenti da parte dei relatori, prendendo spunto dalle domande poste dai partecipanti.

Di Matteo Nardella


Foto Fiera Didacta Italia 2019 (Foto archivio architetture scolastiche)

Il dibattito tra pedagogia e architettura alla Fiera Didacta Italia 2021

Tipologia: Convegno

Ambiente didattico
Pedagogia