Il dibattito sul rapporto tra gli ambienti scolastici e le modalità di apprendimento entra nella scuola attraverso la proposta di modelli di progettazione e di organizzazione degli spazi fisici, oltre che di soluzioni ed esempi concreti per una riorganizzazione degli stessi senza la necessità di interventi strutturali e con le risorse che si hanno a disposizione.
In questo percorso viene presentato il volume “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, allestire e utilizzare ambienti di apprendimento” (Giunti Scuola, 2019) che si compone di una prima parte in cui si presentano alcune proposte di progettazione condivisa degli ambienti scolastici, affinché il progetto che ne deriva con i relativi spazi e le proprie funzioni educative risponda in primo luogo alla visione pedagogica specifica della scuola che li contiene. Dalla visione teorica si passa poi alla realizzazione attraverso il racconto di esperienze di docenti che hanno creato nuovi ambienti di apprendimento “oltre l’aula”, partendo dalla loro idea pedagogica e modificando gli spazi della propria scuola, considerando l’ambiente fisico come un elemento strategico per la qualità della vita scolastica e degli apprendimenti.
Attraverso i booktrailer è possibile sentire direttamente la voce dei docenti protagonisti di queste esperienze.
Infine viene proposto un approfondimento del “Manifesto 1 + 4 spazi educativi per il nuovo millennio”, che propone una visione di scuola come un ambiente unico e integrato con spazi che hanno funzioni e scopi diversificati, risultato del lavoro di ricerca del gruppo e che pone le basi delle riflessioni successive.
Frutto del lavoro del gruppo di ricerca Indire sulle architetture scolastiche, il volume “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, organizzare e utilizzare gli ambienti di apprendimento a scuola” (Giunti, 2018) fornisce interessanti spunti di riflessione sul rapporto fra pedagogia e architettura e propone nel contempo soluzioni ed esempi concreti per riorganizzare gli ambienti scolastici senza interventi strutturali e contando sulle risorse disponibili. L’intento è quello di supportare processi di riorganizzazione degli ambienti di apprendimento e sostenere un’idea di benessere scolastico che richiama i moderni standard di comfort e abitabilità. La possibilità di sviluppare una didattica di tipo innovativo è legata a doppio filo alla definizione di nuovi ambienti maggiormente centrati sullo studente. Sono ormai molti, infatti, i documenti che sottolineano come l’ambiente interagisca sulla qualità dei processi di apprendimento, dalle linee guida per l’edilizia scolastica alle indicazioni per il curricolo, fino ai documenti di orientamento culturale emanati da organismi a livello nazionale e internazionale.
Tuttavia, non si esplicita mai in che modo lo spazio fisico possa concretamente contribuire alla qualità della vita scolastica e degli apprendimenti, quali debbano essere i margini di intervento, quali gli strumenti che possono aiutare a realizzare un luogo efficace per docenti e studenti. Per rispondere all’esigenza, sempre più sentita da parte degli studenti, delle famiglie e degli insegnanti, di poter contare su uno spazio che accompagni e rafforzi l’azione educativa, il volume offre un utile set di strumenti per trasformare l’aula in un ambiente di apprendimento allargato e flessibile. Un ambiente accogliente nel quale divenga possibile progettare percorsi didattici che “escono fuori” dall’aula e che sfruttano le potenzialità offerte da tutti gli altri luoghi della scuola, compresi gli spazi inutilizzati e quelli solo apparentemente “inutili”. Ma la prospettiva di studio proposta dal volume è anche un’altra, quella che parte direttamente dalla scuola, attraverso dieci Learning Stories raccontate da altrettanti insegnanti che hanno voluto considerare l’ambiente fisico come un elemento strategico per la qualità della vita scolastica e degli apprendimenti. Si tratta di esempi che hanno la funzione sia di far toccare con mano l’esperienza di chi ha già iniziato a trasformare i propri spazi scolastici sia di innescare una riflessione su possibili percorsi di riorganizzazione e adattamento degli spazi esistenti. Il volume è stato presentato durante “Fiera Didacta Italia”, svoltosi a Firenze il 9-10-11 ottobre 2019. Partendo dalla narrazione delle loro esperienze nella direzione di una nuova concezione degli spazi nella scuola, i docenti coautori del testo hanno illustrato alcuni dei contenuti del libro insieme ai ricercatori Indire.
Booktrailer
Learning Story. Esploratori di Luce – Valentina Luchetti, docente presso il Primo Circolo Didattico “San Filippo” Città di Castello (PG)
Learning Story. Geografia e storia in spazi flessibili disciplinari – Elena Marcato, docente presso l’IC n.9 di Bologna
Learning Story. Il viaggio di Teddy – Ambra Coccia, docente presso l’ISC “Solari” di Loreto (AN)
Learning Story. Esperimenti “fuori classe” – Rodolfo Galati, docente di scuola primaria e autore di numerosi libri sulla didattica
Learning Story. Un anno in un giorno – Matteo Bianchini, docente di scuola primaria presso Scuola-Città “Pestalozzi” di Firenze
Learning Story. Misurare il mondo a scuola – Silvia Scandura, docente presso l’IC “Falcone” di Copertino (LE)
Learning Story. L’officina della curiosità – Margherita Leotta, docente presso l’IC “Giovanni XIII” di Acireale (CT)
In viaggio con eTwinning – Francesca Panzica, docente di scuola primaria
Learning Story: Dibattendo… S’impara – Giulia Monaldi, docente presso l’IC “Solari” di Loreto (AN)
Learning Story. Scienziati itineranti – Silvia Coppedè, docente presso l’IC “Mariti” di Fauglia (LI)
L’intervista di RaiScuola a Leonardo Tosi, ricercatore Indire e uno dei curatori del libro
A cura della redazione
Una serie di video-testimonianze dei protagonisti delle proposte di trasformazione degli spazi scolastici presentate nel libro “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, organizzare e utilizzare gli ambienti di apprendimento a scuola” (Giunti, 2018)
Dalla ricerca Indire un volume per riorganizzare gli ambienti di apprendimento
Frutto del lavoro del gruppo di ricerca Indire sulle architetture scolastiche, il volume “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, organizzare e utilizzare gli ambienti di apprendimento a scuola” (Giunti, 2019) fornisce interessanti spunti di riflessione sul rapporto fra pedagogia e architettura e propone nel contempo soluzioni ed esempi concreti per riorganizzare gli ambienti scolastici senza interventi strutturali e contando sulle risorse disponibili. L’intento è quello di supportare processi di progettazione o riorganizzazione degli ambienti di apprendimento e sostenere un’idea di benessere scolastico che richiama i moderni standard di comfort e abitabilità.
«Con il gruppo di ricercatori dell’Indire ci siamo posti una serie di domande sul tema degli spazi fisici di apprendimento e sulle caratteristiche che dovrebbero avere per rispondere alle esigenze di una società oggi radicalmente cambiata, in cui anche gli studenti sono molto diversi da quelli che sedevano ai banchi solo pochi anni fa», ci racconta ilcuratore del volume Leonardo Tosi. «Dalle nostre riflessioni di questi anni sono nati strumenti e proposte che invitano a ripensare gli ambienti scolastici e che indicano una strada verso lo “stare bene” a scuola, con una visione che supera il modello tradizionale fatto di banchi, aule e corridoi e che definisce nuovi modelli che coinvolgono l’intera comunità scolastica e il territorio circostante».
La possibilità di sviluppare una didattica di tipo innovativo è legata a doppio filo alla definizione di nuovi ambienti maggiormente centrati sullo studente. Sono ormai molti infatti i documenti che sottolineano come l’ambiente interagisca sulla qualità dei processi di apprendimento, dalle linee guida per l’edilizia scolastica alle indicazioni per il curricolo, fino ai documenti di orientamento culturale emanati da organismi a livello nazionale e internazionale. Tuttavia non si esplicita mai in che modo lo spazio fisico possa concretamente contribuire alla qualità della vita scolastica e degli apprendimenti, quali debbano essere i margini di intervento, quali gli strumenti che possono aiutare a realizzare un luogo efficace per docenti e studenti.
Per rispondere all’esigenza, sempre più sentita da parte degli studenti, delle famiglie e degli insegnanti, di poter contare su uno spazio che accompagni e rafforzi l’azione educativa, il volume offre un utile set di strumenti per trasformare l’aula in un ambiente di apprendimento allargato e flessibile. Un ambiente accogliente nel quale divenga possibile progettare percorsi didattici che “escono fuori” dall’aula e che sfruttano le potenzialità offerte da tutti gli altri luoghi della scuola, compresi gli spazi inutilizzati e quelli solo apparentemente “inutili”. Ecco allora, fra i molti spunti, alcune indicazioni utili per realizzare all’interno della propria scuola un MakerSpace in cui gli studenti possano, in uno spazio di lavoro collaborativo, sviluppare competenze legate al “costruire”, osservare fenomeni, analizzare e descrivere gli esiti delle loro sperimentazioni e migliorare le abilità di problem solving.
Come ci spiega il ricercatore Samuele Borri nel suo contributo, il punto di partenza della riflessione è il Manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del Terzo Millennio, presentato dall’Indire nel 2016. Il documento propone una visione che si discosta dall’idea di scuola come “somma di aule” e si estende, oltre la dimensione didattica, al contesto sociale e alla capacità di un ambiente di influenzare la qualità delle relazioni sociali. Per Borri, «Superando l’idea di aula come riferimento spaziale unico per la didattica si vuole abbracciare una visione secondo cui ogni luogo interno o esterno alla scuola dovrebbe essere considerato un luogo per apprendere».
Ma la prospettiva di studio proposta dal volume è anche un’altra, quella che parte direttamente dalla scuola, attraverso dieci Learning Stories raccontate da altrettanti insegnanti che hanno voluto considerare l’ambiente fisico come un elemento strategico per la qualità della vita scolastica e degli apprendimenti. Si tratta di esempi che hanno la funzione sia di far toccare con mano l’esperienza di chi ha già iniziato a trasformare i propri spazi scolastici sia di innescare una riflessione su possibili percorsi di riorganizzazione e adattamento degli spazi esistenti.
Attraverso il contributo della docente universitaria Beate Weyland, che da anni propone un nuovo modo di rapportarsi all’idea di progettazione dei Learning Environments, il volume cerca così di promuovere una nuova idea di spazio educativo: «Le scuole oggi si sono arricchite di nuove funzioni. Non sono solo luoghi deputati alla formazione, ma ambienti che stimolano la costruzione di “ponti” tra generazioni e culture diverse, sono spazi e occasioni per il dialogo tra pubblica amministrazione e cittadini; ambienti di apprendimento, ma anche centri di servizio per il territorio; luoghi destinati ai bambini, ma anche punti di riferimento per quell’arcipelago di associazioni che operano e gravitano nelle realtà urbane. In questo nuovo humus culturale, anche l’edificio scolastico cambia e necessita di accurate informazioni pedagogiche, per accogliere tutto il potenziale di una società in divenire.»
Utilizzando le parole tratte dalla prefazione del maestro Franco Lorenzoni, «La domanda che ci dobbiamo porre con forza è perché noi insegnanti si sia ancora in larga parte quasi analfabeti riguardo alla capacità di organizzare in modi diversi e flessibili gli spazi dell’educare. Aule e disposizione di banchi e cattedre continuano a evocare, nella maggior parte dei nostri istituti, la scuola dell’Ottocento. Del resto in molte facoltà di Scienze della formazione ci sono aule con sedie avvitate a terra e sono pochi o addirittura assenti gli spazi adatti a lavorare in gruppo o fare un cerchio per intavolare una discussione. Ed è forse in quest’avvilimento precoce del corpo di noi docenti, prima ancora che dei corpi degli studenti di ogni età, che sta una delle radici della nostra scarsa capacità di immaginare, vivere e organizzare spazi diversi».
Questa la struttura del volume:
PARTE 1 – PROGETTARE E ORGANIZZARE GLI SPAZI EDUCATIVI
Capitolo 1: Progettare nuovi spazi per la scuola
Introduzione: quale identità per la scuola del futuro? Progettare insieme una scuola nuova Una scuola a misura di alunno: il caso della Alemannenschule Una scuola in movimento: il caso della Labyrinth School Ripensare gli ambienti per la didattica attiva: il caso del Circolo Didattico San Filippo
Capitolo 2: Progettare e organizzare un ambiente MakerSpace a scuola
Introduzione: dallo spazio esplorativo al MakerSpace Progettare e allestire un MakerSpace a scuola Creare un MakerSpace a scuola: i casi dell’IC Largo Castelseprio e del Secondo IC Montessori-Bilott
PARTE 2 – FARE DIDATTICA IN SPAZI FLESSIBILI
Capitolo 3: Organizzare spazi e arredi per un ambiente flessibile
Introduzione: l’ambiente di apprendimento nelle Indicazioni nazionali Principi per l’allestimento di ambienti centrati sullo studente Spazi educativi e ambienti didattici Nuove parole per nuovi spazi Leggere l’ambiente fisico La mappatura delle situazioni e dei setting didattici Strumenti e arredi per la didattica Valutare gli ambienti di apprendimento
Capitolo 4: Progettare attività didattiche per spazi flessibili
Introduzione: la cassetta degli attrezzi Learning Activity: gli ingredienti per progettare una didattica attiva Learning Story: sceneggiature per la didattica in spazi flessibili
Perché cambiare gli spazi dell’apprendimento? Interventi di questa natura sono spesso complessi e richiedono risorse e capacità di ripensare metodi e modelli consolidati nel tempo.
Il passaggio dalla scuola della società industriale alla scuola per la società della conoscenza, richiede oggi scenari d’uso, strumenti e metodi diversificati.
La fluidità dei processi comunicativi innescati dalle ICT si scontra con ambienti fisici non più in grado di rispondere a contesti educativi in continua evoluzione, e impone un graduale ripensamento degli spazi e dei luoghi che preveda soluzioni flessibili, polifunzionali, modulari e facilmente configurabili in base all’attività svolta, e in grado di soddisfare contesti sempre diversi. Spazi così concepiti favoriscono il coinvolgimento e l’esplorazione attiva dello studente, i legami cooperativi e lo “star bene a scuola”.
Oltre alle ricadute di natura didattica, la ricerca di Indire in questo ambito pone l’accento sull’ambiente di apprendimento sotto aspetti diversi ma complementari: l’aspetto del benessere e della qualità della vita degli studenti e la cura del senso estetico. Luoghi confortevoli, colorati e accoglienti contribuiscono a rendere piacevole lo stare a scuola e a fare di uno spazio asettico un luogo vissuto.
Il percorso di analisi e approfondimento sviluppato negli ultimi anni dall’istituto ha condotto alla proposta del modello Indire degli 1+4 spazi educativi per il nuovo millennio.
“1” lo spazio di gruppo, l’ambiente di apprendimento polifunzionale del gruppo-classe, l’evoluzione dell’aula tradizionale che si apre alla scuola e al mondo. Un ambiente a spazi flessibili in continuità con gli altri ambienti della scuola.
“4” sono gli spazi della scuola complementari, e non più subordinati, agli ambienti della didattica quotidiana. Sono l’Agorà, lo spazio informale, l’area individuale e l’area per l’esplorazione.
Il modello è divenuto un manifesto per gli spazi educativi di nuova generazione ed è stato presentato al convegno internazionale “Ambienti per la formazione. Ambienti di formazione”, organizzato dall’università di Kassel in Germania (http://www.uni-kassel.de/uni/). Esso si basa su molteplici livelli di analisi (Brofenbrenner, 1989) e propone una visione che si discosta dall’idea di scuola come somma di aule (Airoldi, 1978) e si estende, oltre la dimensione didattica, al contesto sociale e alla capacità di un ambiente di influenzare la qualità delle relazioni sociali (Leemans e von Ahlefeld, 2013, Lefebvre, 1991).
Il lavoro del gruppo di ricerca si è sviluppato lungo direttrici differenziate e sinergiche: l’analisi di casi di eccellenza a livello europeo, l’analisi delle politiche educative volte a promuovere spazi educativi innovativi, lo studio della normativa tecnica per l’edilizia scolastica, l’osservazione e la valorizzazione dei percorsi di ripensamento degli spazi promossi da scuole di avanguardia a livello nazionale, la cooperazione e la riflessione all’interno dei contesti di ricerca e degli organismi internazionali.
Il metodo di ricerca ha previsto una ricognizione della letteratura e una analisi comparativa della normativa internazionale più significativa, visite di osservazione con applicazione di strumenti qualitativi e quantitativi, interviste semi-strutturate e l’elaborazione di studi di caso.
A cura della redazione
Modello Indire degli 1+4 spazi educativi per il nuovo millennio: il percorso di analisi e approfondimento sviluppato dal gruppo di ricerca di Indire sulle architetture scolastiche