Perché cambiare gli spazi dell’apprendimento? Interventi di questa natura sono spesso complessi e richiedono risorse e capacità di ripensare metodi e modelli consolidati nel tempo.
Il passaggio dalla scuola della società industriale alla scuola per la società della conoscenza, richiede oggi scenari d’uso, strumenti e metodi diversificati.
La fluidità dei processi comunicativi innescati dalle ICT si scontra con ambienti fisici non più in grado di rispondere a contesti educativi in continua evoluzione, e impone un graduale ripensamento degli spazi e dei luoghi che preveda soluzioni flessibili, polifunzionali, modulari e facilmente configurabili in base all’attività svolta, e in grado di soddisfare contesti sempre diversi. Spazi così concepiti favoriscono il coinvolgimento e l’esplorazione attiva dello studente, i legami cooperativi e lo “star bene a scuola”.
Oltre alle ricadute di natura didattica, la ricerca di Indire in questo ambito pone l’accento sull’ambiente di apprendimento sotto aspetti diversi ma complementari: l’aspetto del benessere e della qualità della vita degli studenti e la cura del senso estetico. Luoghi confortevoli, colorati e accoglienti contribuiscono a rendere piacevole lo stare a scuola e a fare di uno spazio asettico un luogo vissuto.
Il percorso di analisi e approfondimento sviluppato negli ultimi anni dall’istituto ha condotto alla proposta del modello Indire degli 1+4 spazi educativi per la scuola del terzo millennio.
“1” lo spazio di gruppo, l’ambiente di apprendimento polifunzionale del gruppo-classe, l’evoluzione dell’aula tradizionale che si apre alla scuola e al mondo. Un ambiente a spazi flessibili in continuità con gli altri ambienti della scuola.
“4” sono gli spazi della scuola complementari, e non più subordinati, agli ambienti della didattica quotidiana. Sono l’Agorà, lo spazio informale, l’area individuale e l’area per l’esplorazione.
Il modello è divenuto un manifesto per gli spazi educativi di nuova generazione ed è stato presentato al convegno internazionale “Ambienti per la formazione. Ambienti di formazione”, organizzato dall’università di Kassel in Germania (http://www.uni-kassel.de/uni/). Esso si basa su molteplici livelli di analisi (Brofenbrenner, 1989) e propone una visione che si discosta dall’idea di scuola come somma di aule (Airoldi, 1978) e si estende, oltre la dimensione didattica, al contesto sociale e alla capacità di un ambiente di influenzare la qualità delle relazioni sociali (Leemans e von Ahlefeld, 2013, Lefebvre, 1991).
Il lavoro del gruppo di ricerca si è sviluppato lungo direttrici differenziate e sinergiche: l’analisi di casi di eccellenza a livello europeo, l’analisi delle politiche educative volte a promuovere spazi educativi innovativi, lo studio della normativa tecnica per l’edilizia scolastica, l’osservazione e la valorizzazione dei percorsi di ripensamento degli spazi promossi da scuole di avanguardia a livello nazionale, la cooperazione e la riflessione all’interno dei contesti di ricerca e degli organismi internazionali.
Il metodo di ricerca ha previsto una ricognizione della letteratura e una analisi comparativa della normativa internazionale più significativa, visite di osservazione con applicazione di strumenti qualitativi e quantitativi, interviste semi-strutturate e l’elaborazione di studi di caso.
A cura della redazione
(Foto archivio architetture scolastiche)