Il contesto dell’intervento

Quanto l’organizzazione dello spazio può favorire i processi inclusivi? La ricerca Indire ha maturato l’idea che l’attenzione non vada rivolta al singolo soggetto fragile, ma a tutti gli alunni nella loro individualità.

È con questo approccio che Indire ha progettato il percorso di formazione per il personale docente dell’USR (Ufficio Scolastico Regionale) della Toscana “I nuovi spazi educativi in un’ottica inclusiva” che si è concluso il 18 gennaio 2021.

Progettare lo spazio scolastico significa innanzitutto pensare alle diverse situazioni didattiche che è possibile scegliere. Nel volume “Fare didattica in spazi flessibili” a cura di Leonardo Tosi, si dice che: “Il concetto di diversità in ogni sua accezione richiede un ambiente sicuro e arricchente, che rifletta le differenze individuali di ogni studente nei bisogni formativi e nelle altre situazioni educative”. In sostanza si cerca di mettere a fuoco l’importanza dello spazio all’interno del processo di innovazione della scuola, secondo la proposta contenuta nel Manifesto 1+4 per gli spazi educativi, dove lo spazio si configura come elemento pedagogico essenziale. L’aula intesa come il luogo dove avviene la trasmissione di conoscenze è di per sé una condizione nella quale spesso l’aspetto relazionale, come altro elemento indispensabile per lo sviluppo cognitivo, non è favorito. Convinti che il Manifesto di Indire sia già un modello inclusivo, è stato proposto come punto di partenza da mettersi in relazione con i principi dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) che fornisce una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute come interazione tra individuo e contesto. Infatti è attorno al concetto di “contesto” che la proposta formativa ha potuto avere un ruolo significativo di confronto e di dibattito direttamente con i docenti.

Il percorso formativo

Obiettivo del percorso di formazione è stato sensibilizzare i docenti al tema degli ambienti di apprendimento innovativi in chiave inclusiva, a partire dal Manifesto 1+4 per gli spazi educativi, rispetto al quale i corsisti hanno sviluppato dei percorsi di progettazione (project work) in relazione ai propri contesti di partenza. Questa impostazione si è avvalsa di uno scambio proficuo tra i corsisti e i ricercatori-tutor Indire. Dopo un’iniziale introduzione al tema degli ambienti di apprendimento innovativi, le attività si sono configurate come momenti di progettazione condivisa e di riflessione sui singoli percorsi in relazione al valore simbolico, funzionale e inclusivo degli ambienti individuati dai corsisti e compresi nelle loro progettazioni.

Il corso di formazione, il cui avvio era previsto per l’inizio del 2020, si era ispirato ad un format per un percorso blended: una prima plenaria in cui sarebbe stata proposta una riflessione generale intorno all’esperienza di ricerca maturata con il Manifesto, seguita da un momento di studio individuale (e/o in piccolo gruppo) online da parte dei corsisti. Successivamente, attraverso workshop condotti in presenza dai ricercatori-tutor Indire nelle diverse province, i corsisti avrebbero progettato uno spazio innovativo con l’idea di sviluppare un modello inclusivo che rompesse con lo schema della classe tradizionale e dell’aula di sostegno. Il percorso si sarebbe concluso con la sperimentazione a scuola di un’attività didattica nello spazio progettato. Al termine del percorso sarebbero infine state condivise le narrazioni delle sperimentazioni ritenute più significative.

Alla luce dell’emergenza sanitaria da Covid-19 il corso è stato interamente ripensato per consentire ai docenti di frequentarlo online. Nella ri-progettazione si è avuto cura di mantenere al centro i tre elementi che costituivano il cuore della proposta in presenza: l’impostazione laboratoriale, il Manifesto, il questionario ICF. In particolare l’impostazione laboratoriale è stata pensata per accompagnare i corsisti gradualmente, attraverso i vari appuntamenti online, nella progettazione di un percorso didattico (project work) realizzabile all’interno degli spazi della propria scuola. La progettazione doveva avere cura di utilizzare gli ambienti di apprendimento come “terzi educatori” a sostegno di una didattica inclusiva, capace di tenere insieme la molteplicità di apprendimento (Gentili, 2011), socio-culturali, di abilità (Ianes, 2013).

Il questionario ICF: uno strumento per costruire un ambiente inclusivo

Il questionario proposto ai docenti per analizzare i bisogni degli studenti più fragili della propria classe (o sezione) è stato elaborato ispirandosi alle aree individuate dal sistema di classificazione ICF. Questa classificazione descrive lo stato di salute e il funzionamento della persona attraverso un modello biopsicosociale, che comprende più fattori e in cui l’ambiente (fisico, sociale, relazionale, dei servizi ecc.) ha un ruolo chiave nel determinare il livello di partecipazione dell’individuo (coinvolgimento in situazioni di vita) e la gamma di attività che può o non può svolgere.

Applicare l’ICF ad un corso di formazione ha rappresentato un approccio innovativo per due ragioni. La prima riguarda l’impostazione dell’ICF che propone di guardare alla disabilità (compresa, nei bambini e nei ragazzi, tutta la gamma dei Bisogni Educativi Speciali) come ad una condizione che può riguardare chiunque nel corso della vita e che è legata non solo a caratteristiche fisiche o funzionali dell’individuo, ma anche alla relazione complessa tra le condizioni fisiche e il contesto (fattori ambientali e personali); è dunque la relazione tra queste variabili che può favorire o limitare lo stato di salute della persona e la sua partecipazione alla vita sociale. I fattori ambientali possono infatti assumere la connotazione di “barriere” (in senso lato e quindi da non confondere con il concetto delle “barriere architettoniche”) o di “facilitatori”.

La seconda ragione è che l’ICF è uno strumento che può essere facilmente applicato da più persone e professionalità contemporaneamente, con lo scopo di ottenere una descrizione dei contesti esigenziali sempre più completa.

Non è un caso che l’ICF, proprio per la sua visione olistica della persona e dei suoi bisogni, costituisca la base per l’elaborazione del nuovo PEI (Piano Educativo Individualizzato) introdotto nella prima metà di gennaio 2021 in tutte le scuole italiane.

Partendo dalla descrizione delle limitazioni nell’area delle attività e della partecipazione del singolo alunno o del gruppo classe, il questionario suggerisce situazioni didattiche più compatibili con la situazione descritta secondo lo schema “attività didattica + configurazione spaziale” basata sul Manifesto 1+4 per gli spazi educativi. Il questionario pertanto ha rappresentato un’occasione per consentire agli insegnanti di effettuare un’esperienza concreta con la classificazione ICF in applicazione al proprio contesto scolastico e con lo scopo di comprendere le implicazioni dello spazio nella determinazione o mitigazione della disabilità e di come esso possa fungere da facilitatore.

Le progettazioni dei corsisti

A seguito dei webinar di apertura i docenti hanno lavorato in sottogruppi suddivisi su base provinciale, supportati dai materiali di approfondimento predisposti allo scopo e con il compito di elaborare un primo progetto di riconfigurazione degli spazi scolastici in un’ottica inclusiva.

I progetti sono stati sviluppati a partire da un modello che ha previsto delle azioni di osservazione degli spazi e di analisi dei bisogni degli studenti, analisi stimolata e suggerita dalla compilazione del questionario ICF. Sulla base di quanto emerso da queste attività i corsisti hanno elaborato, individualmente o in gruppo, anche con colleghi non coinvolti direttamente nel percorso formativo, la presentazione di un caso basata sulla rilevazione dei fabbisogni degli studenti, sulle metodologie di insegnamento e apprendimento individuate in relazione a essi e su una prima ipotesi di riconfigurazione degli spazi e degli arredi disponibili negli istituti scolastici di appartenenza.

Ciascuna presentazione ha avuto come sfondo un progetto disciplinare o interdisciplinare.

A seguito della consegna di questi primi elaborati, ogni gruppo ha avuto l’opportunità di discutere il proprio lavoro con i ricercatori Indire durante il workshop online.

Nell’ultima fase del percorso i gruppi hanno lavorato alla stesura di project work realizzati sulla base dei casi precedentemente presentati. I project work pervenuti sono stati successivamente analizzati con l’ausilio di una griglia che ha permesso di valutare il grado di innovatività e di inclusività di ciascun lavoro e di selezionare una rosa di progetti ritenuti più idonei a essere condivisi e discussi nel gruppo allargato.

La presentazione e l’analisi dei project work è avvenuta nel mese di gennaio 2021, nel corso dell’ultimo seminario in plenaria; durante questo incontro i partecipanti hanno inoltre avuto la possibilità di esprimere idee, suggestioni e opinioni sul percorso fatto.  

Analisi delle progettazioni dei corsisti: riflessioni sul rapporto tra spazi e inclusione

Il corso è stato seguito da docenti provenienti da ogni provincia della Toscana: Lucca e Pisa le province maggiormente rappresentate, Prato quella con un minor numero di docenti partecipanti. I docenti che hanno seguito il corso in maniera attiva erano per lo più appartenenti al primo ciclo: nello specifico per il 10.6% provenivano dalla scuola dell’infanzia, per il 42.6% dalla scuola primaria, per il 23.4% dalla scuola secondaria di I grado. Poco più di un quarto proveniva dalla scuola secondaria di II grado (27%).

Il tema dell’inclusione in ottica spaziale ha interessato docenti sia di sostegno che curricolari. La distribuzione è stata variegata: in alcuni casi il corso è stato seguito dal solo docente di sostegno, ma in realtà questo è il caso meno frequente (12.8%); la restante casistica ha interessato configurazioni diverse: ad esempio, la coppia docente curricolare e docente di sostegno o addirittura gruppi allargati (come ad esempio il consiglio di classe, nel 44.7% dei casi, o un ampio gruppo di docenti di tutta la scuola, nel 19.1% dei casi).

Altro aspetto interessante da rilevare è il destinatario della progettazione di attività didattiche in spazi inclusivi: la maggior parte dei corsisti (70%) ha pensato ad attività dirette a tutta la classe, il 15% addirittura a più classi dello stesso istituto, e solo una esigua percentuale ha progettato per il solo alunno con disabilità o altri BES (17% dei casi).

I tipi di problematica ai quali si è cercato di fornire una risposta, anche grazie all’intervento sugli spazi, sono principalmente di tipo relazionale ed emotivo (32%), ma sono stati considerati anche problemi di tipo comportamentale (27%), linguistico e comunicativo (21%) e i disturbi specifici di apprendimento (gli interventi pensati per alunni DSA sono stati il 23% del totale).

Lo strumento del questionario, basato sull’ICF, ha fornito suggerimenti che per la quasi totalità dei casi indicavano situazioni didattiche preferite come il peer tutoring (95%), il piccolo gruppo (96%), il mentoring e il metodo ludico (85%), che rappresentano la condizione di facilitatore maggiore nel caso dell’inclusione.

Il questionario, infatti, è stato usato più volte come strumento di “diagnosi” della situazione problematica di partenza non solo relativamente ad un singolo soggetto ma pensando all’intero gruppo classe o ad un gruppo eterogeneo di studenti.

Gli spazi che sono stati interessati dalla progettazione dei docenti sono molteplici: si va dall’aula, agli spazi comuni e ampi, alle zone in outdoor, così come a spazi recuperati che venivano sottoutilizzati o impiegati per altri usi (ad esempio la stanza del sostegno è stata spesso ripensata per ospitare zone di relax per attività informali o per lo studio individuale).

Le tipologie di intervento sono state diverse: perlopiù hanno interessato il ripensamento degli arredi (66%) e la rifinalizzazione di ambienti esistenti (66%); in misura minore, invece, ma comprensibilmente dato l’impatto in termini di costi, tempi e professionalità coinvolte, hanno previsto interventi più strutturali (17%).  Si ricorda che in questo come in altri dati del questionario, visto che i soggetti potevano rispondere selezionando più opzioni, il totale delle risposte è superiore al 100%.

Considerando che il corso si è svolto in un momento in cui la Pandemia da Covid-19 limita moltissimo l’impiego degli spazi, questa proiezione in avanti dei docenti partecipanti, restituita nei loro lavori di progettazione, ci è sembrata un buon indicatore di sensibilità verso interventi che potrebbero essere implementati non appena le misure contenitive del contagio permetteranno di ripensare lo spazio e le modalità di fruizione dello stesso.

I lavori che i docenti hanno presentato sono stati molto interessanti in quanto hanno mostrato di aver colto gli elementi salienti di una progettazione dello spazio curvato in ottica inclusiva.

Sarebbe molto interessante poter seguire nel tempo l’evoluzione di questi lavori di progettazione che potrebbero realmente innescare nella scuola processi di innovazione a tutto tondo che guardano allo spazio e all’inclusione come a due elementi imprescindibili di una educazione di qualità.

A cura di Francesca Caprino, Stefania Chipa, Alessandra Galletti, Giuseppe Moscato, Lorenza Orlandini, Silvia Panzavolta


(Foto archivio architetture scolastiche)

I nuovi spazi educativi in un’ottica inclusiva, un percorso di formazione per il personale docente dell’USR Toscana

Tipologia: Formazione

Inclusione